Che fine fanno i nostri rifiuti?
Luglio 22, 2020 Attualità Nessun commento

In questo articolo cercheremo di illustrare come vengono gestiti i rifiuti urbani che giornalmente produciamo e vedremo come questa gestione si sia modificata nel corso degli ultimi anni.

Per rispondere alla domanda “che fine fanno i nostri rifiuti?” dobbiamo partire dall’inizio della loro catena di produzione. In Italia, secondo dati ISTAT relativi all’anno 2017 la quota media di rifiuti oggetto di raccolta differenziata è pari al 55,5% (fonte ISTAT: https://www.istat.it/it/archivio/raccolta+differenziata).

Ciò significa che quasi la metà dei rifiuti urbani che produciamo è (secondo dati relativi al 2017) raccolto in maniera “indifferenziata” e questo ovviamente provoca delle conseguenze importanti su tutta la filiera di raccolta e riciclaggio del rifiuto.

Nonostante la Normativa Europea spinga sempre di più verso la raccolta differenziata fissando delle percentuali di recupero a cui ogni Stato membro dovrebbe tendere, la percentuale di indifferenziato è quindi ancora molto alta.

Se analizziamo un campione medio di rifiuto urbano prodotto ci rendiamo conto che, una buona parte è rappresentata dalla frazione organica (il cosiddetto umido).  A seguire abbiamo il materiale cellulosico ossia la carta ed il cartone, il vetro, la plastica, il ferro, l’alluminio ed infine, un mix di altri rifiuti minori diversi dai precedenti quali RAEE e farmaci scaduti.

Una volta, i rifiuti vedevano la loro unica destinazione verso la discarica. Oggi, questa destinazione è vista sempre più come una soluzione limite. Innanzitutto perché la discarica genera impatti sull’ambiente sia a livello locale che a livello globale. In ambito locale provoca cattivi odori e “svaluta” il territorio su cui la discarica è ubicata. In ambito globale le emissioni di metano provenienti dalla frazione organica dei rifiuti inquinano la qualità dell’aria causando potenziali pericolosi alla salute dell’uomo. A ciò si aggiunge il fatto che tutto ciò che finisce in discarica non può, per definizione, essere recuperato e quindi, molti rifiuti che potevano essere recuperati, vengono di fatto persi.

Oggi, nonostante questi fattori negativi, il ricorso alla discarica è ancora molto importante. Secondo fonti ISPRA relativi all’anno 2018 ben il 22% dei rifiuti prodotti finiscono in discarica. (https://www.isprambiente.gov.it/files2019/pubblicazioni/rapporti/Rapporto%20Rifiuti%20Urbani_Dati%20di%20Sintesi_n%20314_2019_DEF.pdf)

Dati ISPRA

Va detto che negli ultimi anni c’è stato un forte impegno volto a ridurre sempre più il ricorso alla discarica. Prima di tutto sono stati implementati dei sistemi di raccolta differenziata; sono stati fortemente incentivati i trattamenti biologici per la frazione umida, i trattamenti meccanici per la selezione e cernita dei rifiuti riciclabili; infine hanno avuto un forte impatto i trattamenti energetici attraverso l’impiego di termovalorizzatori.

Come si può ben capire oggi il sistema è diventato molto più articolato rispetto al passato e anche le Normative quadro impongono sempre di più lo sviluppo di processi specifici volti a limitare e/o recuperare la quantità di rifiuti prodotti.

Il futuro dei rifiuti non è prevedibile ma una cosa è certa: gli Enti che si occupano della gestione dei rifiuti dovranno migliorare sempre più i propri servizi prendendo spunto dai paesi più virtuosi; inoltre gli stessi Enti dovranno investire sull’informazione ai cittadini per indirizzare il comportamento di questi ultimi.

Infine, non dobbiamo dimenticare la ricerca scientifica. Con il progresso tecnologico che ormai è diventato il tema dominante di questo secolo possiamo credere che il suo impiego nel settore “green” possa contribuire a migliorare la qualità dell’ambiente in cui viviamo.


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Antonio Moffa
Written by Antonio Moffa