
In questo articolo parleremo di due possibili destinazioni finali di un rifiuto: i depositi sotterranei e le discariche controllate.
Nonostante le numerose azioni adottate sia a livello legislativo sia sul piano sociale, la quantità di rifiuti prodotta in Europa non ha visto riduzioni significative.
Occorre quindi una maggior consapevolezza da parte di tutti noi su come lo sfrenato consumismo a cui stiamo assistendo impatta sull’intero sistema e le conseguenti difficoltà legate alla gestione di una significativa quantità di rifiuti da trattare.
IL QUADRO EUROPEO
Dai rapporti Eurostat del 2018, si osserva che i rifiuti totali prodotti nei Paesi dell’Unione Europea ammontano a 2.337.670.000 tonnellate. Il Paese dell’UE che, in valore assoluto, genera più rifiuti è la Germania: 405.524.000 tonnellate (17,3% dei rifiuti totali); per l’Italia i rifiuti totali prodotti nel 2018 ammontano a 172.503.000 tonnellate (7,4% del totale).
Quantità di rifiuti pericolosi e non pericolosi prodotti in Europa dal 2004 al 2018

Nonostante negli ultimi anni l’Unione Europea si sia prodigata per incentivare il recupero di rifiuti attraverso provvedimenti sempre più stringenti, basti pensare a tutto il pacchetto di direttive sull’economia circolare, la quantità di rifiuti destinata ai depositi permanenti (tra cui i depositi sotterranei e le discariche controllate) è ancora molto alta: circa il 35% di quanto prodotto (nel 2018 si contano 834.210.000 tonnellate).
Quantità di rifiuti prodotti in Europa dal 2004 al 2018 avviati in depositi permanenti

Vediamo ora quali sono le principali caratteristiche dei depositi sotterranei e delle discariche controllate.
Il recente D.Lgs 121 del 03 settembre 2020 ‘’Attuazione della direttiva (UE) 2018/850 – norme in materia di discariche di rifiuti’’ ha modificato la precedente normativa n° 36 del 2003 che, tuttavia, per alcuni aspetti, rimane ancora un valido punto di riferimento.
I DEPOSITI SOTTERRANEI
Il D.Lgs 36/2003 all’Art. 2 lettera (f), definisce deposito sotterraneo ‘’un impianto per il deposito permanente di rifiuti situato in una cavità geologica profonda, senza coinvolgimento di falde o acquiferi, quale una miniera di potassio o di sale‘’.
Sono ammessi nei depositi sotterranei solo quei rifiuti che non possono subire trasformazioni indesiderate di tipo fisico, chimico o biologico. Le tre categorie ammissibili per legge sono:
– Rifiuti inerti, che non subiscono nessuna variazione nel tempo e che non rappresentano un rischio per l’ambiente o per la nostra salute (sabbia, ghiaia, macerie…);
– Rifiuti non pericolosi, sono urbani e speciali che non contengono al loro interno sostanze considerate pericolose per l’ambiente o la salute;
– Rifiuti pericolosi, sono urbani e speciali che contengono sostanze che possono nuocere all’ambiente o alla salute (medicinali, oli esausti, scarti di lavorazioni industriali…).
Le condizioni necessarie affinché una cavità geologica possa essere autorizzata al deposito permanente di rifiuti sono diverse.
In primo luogo, occorre svolgere tutte quelle indagini di dettaglio della struttura idro-geologica, della tipologia delle rocce, della topografia, delle acque e della biosfera circostante. Tutto ciò è volto a verificare la stabilità della cavità e quindi l’idoneità della stessa a poter svolgere questa funzione senza provocare danni all’ambiente circostante.
In secondo luogo, bisogna garantire l’isolamento dei rifiuti dalla biosfera attraverso barriere geologiche; queste, possono essere rappresentate da strati soprastanti e sottostanti di rocce impermeabili (ad esempio anidrite), che impediscono alle acque sotterranee di penetrare e, ad eventuali liquidi e gas, di filtrare all’esterno del deposito sotterraneo.
Esempi di depositi sotterranei sono:
– Le miniere di salgemma in cui il sale è considerato una barriera di contenimento totale; i rifiuti entrano quindi in contatto con la biosfera solo nel caso si verifichi un incidente o per effetto di un evento geologico a lungo termine, come il movimento terrestre o l’erosione.
– I depositi artificiali scavati a parecchie centinaia di metri di profondità nella roccia dura quale, ad esempio, quella magmatica, sedimentaria o metamorfica.
– Gli stoccaggi in cavità già esistenti concepiti e originariamente sfruttati per altri scopi come, ad esempio, le miniere di attività estrattive in disuso. In questo caso, tuttavia, non è possibile il contenimento totale (ossia il completo isolamento dall’ambiente circostante) è quindi necessario costruire una struttura atta a ridurre i potenziali effetti degli agenti inquinanti.
LE DISCARCHE CONTROLLATE
Il D.Lgs 36/2003 art. 2 lettera (g) definisce discarica quell’area ‘’adibita a smaltimento dei rifiuti mediante operazioni di deposito sul suolo o nel suolo, compresa la zona interna al luogo di produzione dei rifiuti adibita allo smaltimento dei medesimi da parte del produttore degli stessi, nonché qualsiasi area ove i rifiuti sono sottoposti a deposito temporaneo per più di un anno‘’.
Possiamo avere discariche di diverso tipo. L’art. 4 del D.Lgs 36/2003 prevede:
– Discarica per rifiuti inerti;
– Discarica per rifiuti non pericolosi;
– Discarica per rifiuti pericolosi.
La discarica è, di fatto, un luogo controllato dove vengono stoccati, monitorati e depositati permanentemente e tutti i rifiuti solidi ammissibili per legge.
Va detto che l’Unione Europea sta progressivamente limitando il conferimento dei rifiuti indifferenziati in discarica in quanto il loro processo di decomposizione è talmente lento che tracce di queste sostanze potrebbero essere presenti anche diversi anni dopo la sua chiusura.
Le discariche vengono realizzate solo a seguito di studi di fattibilità positivi, su fondo impermeabilizzato con materiali naturali (es. argilla) e/o artificiali (geomembrane in PE/PVC) sul quale vengono stratificati i rifiuti; quasi giornalmente si compatta il materiale con mezzi pesanti per diminuirne il volume e si ricopre lo strato superficiale di materiale inerte, come ghiaia o sabbia, per evitare reazioni di qualunque tipo.
Una volta raggiunta la capacità massima, la discarica viene chiusa e tipicamente recuperata come area verde; per i successivi trent’anni rimane l’obbligo di monitoraggio dei rifiuti.
Quali sono le problematiche principali legate alle discariche?
Il motivo per cui questa forma di smaltimento non è più sostenuta dalla collettività deriva dagli effetti collaterali negativi che questa porta all’ambiente circostante. È infatti comunemente noto che il processo di decomposizione dei rifiuti produce enormi quantità di gas climalteranti, come CO2 (anidride carbonica) e CH4 (metano). Proprio per questo motivo le discariche moderne non solo devono prevedere dei sistemi di captazione di questi gas ma devono altresì poter permettere il recupero del biogas emesso per generare energia.
Un altro aspetto su cui porre l’attenzione è la produzione di percolato, un refluo altamente contaminato che deriva dall’infiltrazione dell’acqua piovana e che raccoglie le componenti inquinanti dei rifiuti stoccati permanentemente. Questo, si deposita sul fondo della discarica e necessita di un trattamento specifico attraverso impianti di depurazione.
La problematica più evidente resta la deturpazione del paesaggio che permane fino a quando la discarica non viene chiusa e riqualificata con progetti green. Il futuro va nella direzione della raccolta differenziata e nello sviluppo dell’economia circolare. La riduzione nella produzione di rifiuti non deve essere più un’opzione, sebbene i depositi sotterranei e le discariche controllate non cesseranno mai di esistere, il loro impiego sarà sempre più ridotto.
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