I sottoprodotti dell’industria agroalimentare (bucce, semi, gusci, vinacce e foglie), considerati scarti, sono, in realtà, utili per il loro elevato contenuto di fibre, enzimi e composti bioattivi (fenoli, peptidi, carotenoidi, antocianine e acidi grassi). Questi composti stanno suscitando grande interesse nell’industria cosmetica in quanto possono essere estratti dagli scarti agroalimentari per poi essere impiegati nuovamente nella formulazione di farmaci e cosmetici, generando, così, un valore aggiunto.

Il concetto di “cosmeceutico” è stato descritto per la prima volta nel 1962 da Raymond Reed (Reed, 1962) e diffuso negli anni ’80 da Albert Kligman (Kligman, 2006), a partire dalla ricerca scientifica sulla somministrazione di tretinoina (forma attiva della vitamina A) per le pelli danneggiate dalle radiazioni ultraviolette. I cosmeceutici, di fatto, sono prodotti topici con effetti sia sull’ aspetto che sul funzionamento della pelle. Scientificamente, essi hanno proprietà simili ai farmaci, poiché, sfruttano l’azione fisiologica e/o farmacologica con un effetto duraturo nel tempo (Ascenso A. et al, 2020).

L’industria cosmetica genera più di 500.000 milioni di dollari (Del Rio Osorio L. et al., 2021).

Ogni prodotto è composto da una materia prima o ingrediente principale impiegato, un componente attivo e da conservanti.

Generalmente i conservanti utilizzati per la formulazione dei cosmetici sono composti chimici come parabeni e formaldeide. Il problema di questi composti è la loro pericolosità sulla salute umana e sull’ambiente. Allo stesso tempo i consumatori preferiscono, sempre più, cosmetici realizzati con ingredienti di origine naturale e biologica, privi di conservanti, coloranti, siliconi e profumi.

Dato l’interesse del mercato, le aziende di materie prime sono alla continua ricerca di composti che generino un minore costo in termini economici ed ambientali.

Gli scarti di origine alimentare si sono dimostrati validi alleati in questa ricerca, poiché ricchi di componenti bioattivi che possono essere recuperati attraverso un processo di estrazione.

Si tratta perlopiù di scarti come bucce, semi, gusci, vinacce e foglie, dove si concentrano fenoli, peptidi, terpeni, carotenoidi, antocianine e acidi grassi, fibre ed enzimi.

Il potere degli antiossidanti…


Gli antiossidanti si trovano comunemente nella polpa, nei semi, nelle bucce e nella sansa di alimenti come verdure, frutta e legumi.

Applicati in creme, polveri e oli, sono sostanze in grado di eliminare i radicali liberi dell’ossigeno che si formano in seguito a reazioni di ossidazione delle cellule, ciò significa che consentono di ridurre l’invecchiamento cellulare. Queste sostanze, inoltre, sono sempre più utilizzate in aggiunta a creme con protezione solare, per la protezione della pelle dai raggi UV, poiché agiscono prevenendo la distruzione del collagene e riducendo il fotoinvecchiamento (Del Rio Osorio L. et al., 2021).

Alcuni esempi


I sub-prodotti derivati dal riso sono spesso introdotti nei prodotti cosmetici in combinazione con altri ingredienti (Raab et al., 2017). L’olio di crusca di riso è noto per il suo contenuto di acido ferulico e acido fitico ricchi di antiossidanti, così come l’acqua di riso. Questi sub-prodotti sono utilizzati nell’industria cosmetica per la loro azione anti-invecchiamento.

Dalle vinacce, residui di spremitura degli acini d’uva, ma anche dai sedimenti del processo di fermentazione e dagli scarti della potatura delle viti, possono essere prodotti diversi tipi di alcol utilizzati nell’industria farmaceutica e altre sostanze impiegate nella cosmesi come l’acido tartarico. I residui dell’uva possono essere utilizzati anche per la pigmentazione nelle tinture naturali per capelli (www.italiacircolare.it).

Gli scarti del caffè sono una fonte di acido clorogenico, un antiossidante che fluidifica la membrana delle cellule. Il caffè esausto è considerato un residuo promettente nell’industria cosmetica grazie alla sua azione detergente.

Anche la vitamina C, estratta perlopiù da agrumi, è ampiamente utilizzata nell’industria cosmetica. L’uso di collagene e vitamina C si è dimostrato in grado di proteggere dall’atrofia cutanea indotta dallo stress ossidativo.

Gli oli vegetali sono utilizzati soprattutto per la riparazione della pelle. L’olio d’oliva, per esempio, ha ricevuto una crescente attenzione negli ultimi anni poiché, introdotto in prodotti come creme, ha dimostrato un’azione antietà (Mota et al., 2018) ed un effetto fotoprotettivo. Dalle olive si può ricavare, inoltre, lo squalano, che mantiene idratato lo strato più superficiale della pelle rallentando l’evaporazione dell’acqua.

Non solo le materie prime determinano la circolarità della filiera cosmetica


Oltre alla scelta delle materie prime bisogna considerare altri aspetti critici nella catena di produzione cosmetica come: il consumo di acqua e il packaging del prodotto.

Se si analizza l’intera filiera di produzione, infatti, l’acqua viene utilizzata a partire dalla coltivazione delle piante da cui si estraggono i principi attivi, nel processo di produzione stesso dei cosmetici fino all’utilizzo finale del prodotto. Questo è un limite importante che dovrebbe spingere le aziende a cercare possibili soluzioni in merito.

Per quanto riguarda il packaging, nel settore cosmetico sono utilizzati perlopiù flaconi, vasetti e tappi, costituiti da polimeri di origine fossile (plastiche), spesso associati a carta e alluminio. Le confezioni vengono trasformate in scarti, lavate, e poi utilizzate per produrre prodotti riciclati. Il riciclo può essere definito “downcycling” in quanto le proprietà del materiale tendono a diminuire dopo ogni ciclo di lavorazione.

In questo contesto, l’implementazione di packaging compostabili o biodegradabili è un valore aggiunto al prodotto cosmetico, in quanto costringe clienti e produttori a prestare più attenzione al processo che c’è dietro i prodotti che utilizziamo quotidianamente.

La possibilità di compostare le confezioni cosmetiche può essere influenzata, però, dalla presenza di residui di prodotto, come detergenti o conservanti, che possono limitare o disattivare l’attività dei batteri e dei microrganismi del compost. Pertanto, l’ideale sarebbe che le formulazioni cosmetiche fossero basate su sostanze biodegradabili, con un minor contenuto di conservanti, o almeno che vengano utilizzati solo quelli non dannosi per il successivo compostaggio (Cinelli P. et al., 2019).

In questo senso uno strumento utile è la certificazione Ecocert® che garantisce un cosmetico come 100% naturale o biologico. Ecocert® garantisce che gli ingredienti abbiano un’origine naturale o da agricoltura biologica e che il processo di produzione rispetti l’ambiente.

Concludendo, è possibile intuire che la convergenza alimentare e cosmetica, seppur presenti alcune sfide, ha un potenziale di sviluppo notevole, considerando che il settore cosmetico è in continua crescita così come lo sono gli scarti agroindustriali, ma soprattutto considerando che la cosmetica è direttamente legata alla salute delle persone e dell’ambiente.


Fonti:

Ascenso A., Carvalheiro M., Costa A., Faria-Silva C., Marto J., Ribeiro H., Simões S., 2020, “Feeding the skin: A new trend in food and cosmetics convergence”, Trends in Food Science & Technology, Vol. 95, January 2020, Pages 21-32

Del Rio Osorio L., López E., Tovar C., 2021, “The Potential of Selected Agri-Food Loss and Waste to Contribute to a Circular Economy: Applications in the Food, Cosmetic and Pharmaceutical Industries”, Molecules 2021 Cinelli P., Coltelli M., Morganti P., Lazzeri A., Signori F., 2019, “Cosmetic Packaging to Save the Environment: Future Perspectives”, Cosmetics 2019


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Maria Francesca Di Blasio
Written by Maria Francesca Di Blasio