
La produzione, il trasporto e l’utilizzo dei mangimi hanno un impatto ambientale importante nella filiera zootecnica. La produzione e la lavorazione dei mangimi, per esempio, sono legate ai cambiamenti nell’uso del suolo e rappresentano circa il 45% delle emissioni di gas serra nel settore (Gerber et al., 2013). Un ulteriore aspetto critico è dovuto all’ aumento della concorrenza tra alimenti e mangimi, una minaccia per la sicurezza alimentare globale.
La strategia “Farm to Fork”, promossa dalla Commissione Europea (maggio, 2020), incentiva allo sviluppo di ingredienti alternativi come nuove fonti di mangimi.
In questo articolo parleremo del sistema mangimistico “circolare” grazie al quale è possibile il recupero di preziosi nutrienti nella catena alimentare che altrimenti andrebbero sprecati.
Una minore dipendenza dai terreni agricoli che si traduce in minori emissioni di gas serra e in una ridotta impronta ambientale dei prodotti animali, accompagnata da un ridotto rischio di insicurezza alimentare, sono solo alcuni dei vantaggi dei “nuovi” mangimi circolari.
Cosa sono gli “ex prodotti alimentari”?
Secondo il catalogo UE delle materie prime per i mangimi (regolamento (UE) n. 2017/1017), gli “ex prodotti alimentari” sono:
“prodotti alimentari, diversi dal reflusso della ristorazione, che sono stati fabbricati per il consumo umano nel pieno rispetto della legislazione alimentare dell’UE ma che non sono più destinati al consumo umano per motivi pratici o logistici o a causa di problemi di fabbricazione o difetti di imballaggio o altri difetti e che non presenta alcun rischio per la salute se utilizzato come mangime.”
Di fatto, quindi, gli “ex prodotti alimentari” sono diversi dai rifiuti di ristorazione, il cui uso per l’alimentazione animale è vietato nell’UE; e la trasformazione dei prodotti alimentari in mangimi per animali non rappresenta una forma di trattamento dei rifiuti, come nel caso di bioenergia e compost.
Nella produzione alimentare ci sono sempre perdite involontarie che impediscono ai prodotti alimentari di raggiungere il mercato del consumo umano poiché non soddisfano gli standard alimentari commerciali, rendendoli letteralmente “ex alimenti”, ma che conservano comunque un valore nutritivo significativo, ad esempio, per l’alimentazione animale (www.effpa.eu).
Insomma, è possibile offrire ai produttori di alimenti un’ alternativa coerente e sostenibile alle loro perdite alimentari? La risposta è: sì!
Cosa si intende per “mangime circolare”?
Quello del “mangime circolare” è un concetto relativamente recente. In realtà l’industria europea dei mangimi ha sempre recuperato i nutrienti dalle materie prime secondarie di altri processi industriali.
Gli animali sono sempre stati alimentati con mangimi a base di erba o residui delle attività di trasformazione alimentare che gli esseri umani non utilizzavano per la propria alimentazione, a partire dal recupero della crusca di grano dai mugnai, per la quale non esisteva un mercato alimentare umano e che quindi veniva destinata al bestiame.
Al fine di garantire un approvvigionamento sicuro di mangimi e migliorare la competitività del settore zootecnico, l’Europa continua a esplorare nuovi ingredienti come i co-prodotti dell’industria di trasformazione dei cereali, della frutta, delle piante oleaginose, della birra etc., con l’obiettivo di convertirli in alimenti per animali di alto valore. A questo si deve il nome “mangimi circolari”.
Di seguito sono riportati alcuni esempi (Fefac, 06/2022, Circular Feed- Optimised Nutrient Recovery Through Animal Nutrition”):
- MANGIMI DAGLI AGRUMI: polpa di agrumi
La produzione di miliardi di litri di succo di agrumi (arance, limoni e pompelmi) genera una notevole quantità scarti. Dopo l’estrazione del succo, infatti, resta un residuo solido, costituito da bucce e semi, chiamata “polpa di agrumi” che risulta essere un prezioso co-prodotto alimentare nel settore zootecnico. La polpa “fresca” può essere usata direttamente in loco per l’ alimentazione degli animali o, come avviene nella maggior parte dei casi, pressata ed essiccata in pellets. Questa polpa è ricca di fibre e garantisce una buona digeribilità ai ruminanti e la produzione di un latte di qualità nel caso dei bovini da latte.
- MANGIMI DAI CEREALI: crusca di grano e crusca di riso
Per la produzione di pane, cereali e pasta viene utilizzato solo l’endosperma (farina) e viene scartato lo strato esterno duro (crusca).
La crusca di grano, in realtà, è ricca di proteine (14-19%), fibre e minerali (in particolare calcio e fosforo) e può essere consumata da tutti i tipi di animali da allevamento.
Anche i chicchi di riso sono circondati da crusca. La crusca di riso viene separata dall’endosperma durante la trasformazione del riso integrale in riso bianco.
La crusca costituisce solo il 10% del chicco di riso, eppure circa l’80% delle sostanze nutritive si concentrano in essa. Contiene una quantità importante di proteine e fibre ed è anche una buona fonte di vitamine B ed E e di oligoelementi come manganese e zinco.
Come la crusca di grano, la crusca di riso è particolarmente adatta ai bovini da latte.
- MAGIMI DALLA BARBABIETOLA DA ZUCCHERO: polpa di barbabietola e melassa
L’Unione Europea è il più grande produttore mondiale di zucchero da barbabietola.
A seguito dell’estrazione dello zucchero resta una polpa ricca di fibre. La polpa della barbabietola è utile per aumentare i livelli di grasso e la produzione di latte nei bovini da latte, oltre a ridurre il rischio di acidosi nel ruminante.
Dalla raffinazione e cristallizzazione dello zucchero si ottiene un ulteriore co-prodotto: la melassa. La melassa è ricca di minerali e rappresenta una rapida fonte di energia per l’animale. Si tratta, inoltre, di un esaltatore di gusto che contribuisce ad aumentare l’ appetibilità dei mangimi. La melassa è comunemente utilizzata nei mangimi per ruminanti e suini e, in misura limitata, nei mangimi per il pollame.
- MAGIMI DALLA BIRRA: residui solidi del malto e lievito di birra
Ogni anno, in Europa, sono prodotti quasi 40 miliardi di litri di birra. Per questo motivo il ruolo dei prodotti di scarto delle birrerie diventa significativo. Per ogni ettolitro di birra prodotta, sono generati 20 kg di trebbie, ossia gli strati esterni del malto d’orzo separati dal mosto, per un totale di 39 milioni di tonnellate annue (Dragone G. et al., 2006). Le trebbie rappresentano il maggiore sottoprodotto dell’industria birraria.
Anche in questo caso i residui solidi del malto d’orzo rappresentano eccellenti mangimi per gli animali, con un contenuto proteico grezzo che varia dal 19 al 31% in sostanza secca, ed un alto contenuto di fibre altamente digeribili, soprattutto per bovini e altri ruminanti.
Anche il lievito di birra, ossia il componente che converte zuccheri e amidi in alcool nella fase di fermentazione della birra, è ricco di proteine (36-50% in sostanza secca). Risulta un mangime estremamente versatile per tutti tipi di animali da allevamento.
- MAGIMI DAI SEMI: farina di semi di colza e di girasole
A partire dai semi di soia, colza, girasole e di lino vengono estratti oli impiegati, perlopiù, nella produzione di biodiesel o come oli da cucina. In realtà da questi semi è possibile anche ottenere, come sottoprodotto, una farina con un’alta concentrazione di proteine e aminoacidi utile agli animali da allevamento.
In conclusione, un produttore di mangimi ha l’obiettivo di: “rendere disponibile l’uso più efficiente di risorse sicure ed economicamente sostenibili, al fine di produrre un mangime bilanciato che soddisfi i requisiti fisiologici degli animali e sostenga le loro prestazioni” (www.effpa.eu).
Secondo questa definizione, l’uso di mangimi circolari nelle diete di animali da allevamento rappresenta una strategia potenziale in grado di ridurre la concorrenza alimenti-mangimi e mitigare gli impatti ambientali del settore zootecnico. Questo approccio risulterà utile se abbinato a strategie complementari come il miglioramento della produttività del bestiame e la riduzione dei prodotti animali utilizzati nelle diete umane.
Inoltre, rafforzare la sicurezza e la sostenibilità dei mangimi sarà fondamentale per migliorare l’autonomia dei mangimi dell’UE e ridurre la dipendenza da altri paesi in termini di importazioni.
Dragone, G.; Mussatto, S.I.; Roberto, I.C.; 2006, “Brewers’ spent grain: Generation, characteristics and potential applications.”, Journal of Cereal Science, 2006, 43, 1–14.
The European Feed Manufacturers’ Federation (Fefac), “CIRCULAR FEED- OPTIMISED NUTRIENT RECOVERY THROUGH ANIMAL NUTRITION”, 06/2022.
www.effpa.eu
Leave a Comment