Per raccolta differenziata si intende un sistema di smistamento dei rifiuti che prevede come prima fase una loro differenziazione da parte dei cittadini in base alla natura del singolo elemento o delle sue parti costitutive (es. vetro, carta, plastica, organico).

Da un punto di vista giuridico il Testo Unico Ambientale definisce come raccolta differenziata “la raccolta in cui un flusso di rifiuti è tenuto separato in base al tipo ed alla natura dei rifiuti al fine di facilitarne il trattamento specifico” (Dlgs 152/2006 art. 183 c. 1 lett. P).

Il fine ultimo è dunque la separazione dei rifiuti in modo tale da reindirizzare ciascun tipo di rifiuto differenziato verso il rispettivo trattamento di smaltimento o recupero che va dal provvisorio conferimento all’isola ecologica, all’incenerimento/termovalorizzazione per il residuo indifferenziato, al compostaggio per l’organico, al riciclo per il differenziato propriamente detto (carta, vetro, alluminio, acciaio, plastica, RAEE).

In merito alla gestione dei rifiuti urbani vige il principio della libera circolazione sul territorio nazionale (art. 181 c. 5 TUA) per favorire il più possibile il loro recupero, privilegiando il principio di prossimità. Infatti, il comma 3 dell’art. 182 afferma che “è vietato smaltire i rifiuti in regioni diverse da quelle dove gli stessi sono stati prodotti, fatti salvi eventuali accordi regionali ed internazionali, qualora gli aspetti territoriali e l’opportunità tecnico economica di raggiungere livelli ottimali di utenza servita lo richiedano”.

Tale divieto non si applica a quei rifiuti urbani che il Presidente di regione ritiene necessario avviare a smaltimento, fuori dal territorio della regione dove sono prodotti, per fronteggiare situazioni di emergenza causate da calamità naturali o altre cause di forza maggiore. Più volte infatti abbiamo assistito a provvedimenti di questo tipo emanati dai presidenti di regione per far fronte a situazioni diventate insostenibili.

Principi di autosufficienza e prossimità


I principi di prossimità e di autosufficienza rappresentano gli elementi di base per una a gestione oculata e lungimirante dei rifiuti urbani. L’art. 182-bis del TUA stabilisce che lo smaltimento ed il recupero dei rifiuti urbani non differenziati siano attuati con il ricorso ad una rete integrata ed adeguata di impianti al fine di:

  • realizzare l’autosufficienza nello smaltimento dei rifiuti urbani non pericolosi e dei rifiuti del loro trattamento in ambiti territoriali ottimali;
  • permettere lo smaltimento dei rifiuti ed il recupero dei rifiuti urbani indifferenziati in uno degli impianti idonei più vicini ai luoghi di produzione o di raccolta, al fine di ridurre i movimenti dei rifiuti stessi, tenendo conto del contesto geografico o della necessità di impianti specializzati per determinati tipi di rifiuti;
  • utilizzare metodi e tecnologie più idonei a garantire un alto grado di protezione dell’ambiente e della salute pubblica.


Come più volte sottolineato in precedenti articoli, l’incessante produzione di rifiuti (non solo urbani), le problematiche legate alle discariche e l’emanazione di provvedimenti normativi sempre più improntati a favorire lo sviluppo della cosiddetta economia circolare, hanno contribuito a creare una maggior sensibilità verso la raccolta differenziata.

Questa, oltre che essere una delle principali attività che consente di ridurre fortemente l’invio dei rifiuti in discarica, permette importanti risparmi di energia e materie prime (per esempio, la produzione di 1 tonnellata di carta riciclata richiede circa 400.000 litri d’acqua e 5.000 kWh in meno di una stessa quantità di carta nuova; per produrre vetro con uguali quantità di materia prima, nel vetro di recupero si risparmia metà del fabbisogno di materia prima ed un terzo di energia in quanto la temperatura di fusione è più bassa).

Ormai in diversi comuni d’Italia troviamo diverse iniziative che incentivano la raccolta differenziata in applicazione del principio “più inquini più paghi”.

La composizione media dei rifiuti è un dato difficile da stabilire in quanto varia in base alla zona, alla ricchezza ed alla cultura del cittadino, nonché con la produzione industriale del luogo. Secondo il rapporto rifiuti urbani 2020 pubblicato dall’ISPRA ogni cittadino italiano, in un anno, produce circa 500 chilogrammi di rifiuti urbani. Stiamo parlando di circa 1,5 Kg. al giorno.

Lo stesso rapporto ISPRA elenca le regioni più virtuose per raccolta differenziata pro-capite (vedi immagine); queste sono l’Emilia Romagna (468 Kg. per abitante) e la Valle d’Aosta (390 Kg. per abitante); seguono a leggera distanza il Trentino Alto Adige, le Marche, la Toscana ed il Veneto.

Pro capite di raccolta differenziata rifiuti urbani per regione, 2018 – 2019

Pro capite di raccolta differenziata dei rifiuti urbani per regione, 2018 - 2019
Fonte: ISPRA

Scopo finale delle norme nazionali e regionali in materia di rifiuti è quello di ridurre quanto più possibile la quantità di residuo non riciclabile da portare in discarica o da trattare con inceneritori o termovalorizzatori, e, contemporaneamente, recuperare, mediante il riciclaggio dei rifiuti, tutte le materie prime riutilizzabili, che divengono così fonte di ricchezza e non più di inquinamento.


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Antonio Moffa
Written by Antonio Moffa