
La parola “simbiosi” è spesso associata alle relazioni che intercorrono in natura, in cui due o più specie scambiano materiali, energia, informazioni in modo reciprocamente vantaggioso.
Ma, se analizzata in ambito produttivo, in cosa consiste la “simbiosi industriale”?
simbiosi industriale
La simbiosi industriale è un sottocampo dell’ecologia industriale che studia i flussi di energia e materiali nella società. In analogia a quanto avviene negli ecosistemi naturali, con la simbiosi industriale si cerca di ridisegnare un sistema industriale caratterizzato da rapporti di interdipendenza tra aziende diverse; è una forma di intermediazione volta a facilitare una collaborazione innovativa tra aziende, in cui i prodotti di scarto di una linea produttiva diventano un prezioso input per altre imprese (Jelinski et al., 1992; Ayres e Ayres, 2002; Desrochers e Leppala, 2010).
Il nucleo essenziale di questo nuovo modello industriale è quindi la condivisione di risorse come energia, materiali, rifiuti, acqua. In questo modo, la simbiosi industriale permette ad un insieme di imprese di raggiungere la massimizzazione del profitto attraverso la minimizzazione dei rifiuti e delle materie prime vergini, chiudendo così il ciclo dei materiali.
Tutto ciò contribuisce a generare importanti vantaggi al sistema delle imprese e alla collettività, sia in termini economici che ambientali e sociali, rendendole così complessivamente più competitive.
Lo sviluppo della simbiosi industriale fa parte del programma di politica industriale sostenibile dell’UE e del Green Deal. L’obiettivo fondamentale del Green New Deal è il passaggio da un’economia lineare ad un’economia circolare, e la simbiosi industriale è considerata una strategia fondamentale per questa transizione. Basti pensare che negli ultimi quindici anni in Europa sono stati investiti oltre 130 milioni di euro per sviluppare strumenti che consentano l’implementazione di questo nuovo modello industriale (Maqbool et al., 2019).
L’attività industriale non è più vista isolatamente, ma come un sistema più ampio di industrie e processi interconnessi che ha fatto emergere veri e propri parchi eco-industriali.
Eco-Industrial-Park
L’Eco-Industrial-Park più famoso è quello di Kalundborg, in Danimarca. È stato ampiamente riconosciuto e citato come il miglior esempio di simbiosi industriale, ma soprattutto come prova dei benefici forniti dall’implementazione di questi nuovi modelli industriali in uno spazio geograficamente limitato.

Il modello industriale di Kalundborg si è sviluppato grazie a una rete di scambi di energia e materiali tra la città, una centrale elettrica (Asneas), una raffineria (Statoil), un impianto farmaceutico (Novo Nordisk), un produttore di cartongesso (Gyproc A/S), un impianto di trattamento dei rifiuti, il comune di Kalundborg e altri attori regionali come agricoltori o piccole società di gestione dei rifiuti.
Gli scambi di risorse, di input e output, avvengono nel seguente scenario (Gulipac S., 2016):
1. Il vapore in eccesso dalla centrale elettrica di Asnaes viene trasferito alla centrale termica di Kalundborg e venduto sia a Statoil che a Novo Nordisk, che lo utilizzano come fonte di calore in ingresso per i loro processi di raffineria e linee di produzione.
2. Le acque reflue trattate da Statoil vengono esportate allo stabilimento di Asnaes come acqua di raffreddamento o vapore condensato.
3. Allo stesso tempo Gyproc riceve ossido di zolfo dallo stabilimento di Asnaes della centrale elettrica per la produzione di cartongesso. Riceve anche gas in eccesso come fonte di energia in ingresso da Statoil.
4. Il sottoprodotto del processo di fermentazione del lievito, utilizzato per la produzione di insulina a Novo Nordisk, viene venduto come fertilizzante agli agricoltori locali o viene convertito in liquame utilizzato nelle miscele di mangimi per animali.
La gestione innovativa dei rifiuti a Kalundborg attrae la collettività per la sua semplicità concettuale e l’enorme potenziale che ha da offrire in termini di razionalizzazione dei materiali e delle risorse.
Questo sistema risulta flessibile e autosufficiente, infatti non richiede un’autorità centrale che supervisioni le sue attività, lasciando spazio per l’emergere di nuove partnership e sottoprodotti residui da utilizzare come materie prime più volte (Gulipac S., 2016).
I punti chiave della simbiosi industriale sono, quindi, la collaborazione e la vicinanza geografica delle aziende partner, che consentono di contenere i costi infrastrutturali del parco e di raggiungere in tempi brevi gli accordi di cooperazione.
Negli anni ’60, la scrittrice scientifica americana Rachel Carson, in “Silent Spring”, rifletteva sul rapporto tra civiltà industriale e protezione ambientale, da allora i governi di tutto il mondo hanno portato avanti una serie di iniziative incentrate sullo sviluppo verde e sostenibile. In questa “rivoluzione verde” i parchi eco-industriali sono rappresentativi della politica di protezione ambientale e hanno un innegabile significato storico. Kalundborg ha solo dato il via alla rivoluzione eco-industriale del 21° secolo con il tema della gestione dei rifiuti, affrontato da una posizione rispettosa dell’ambiente.
Gulipac S., (2016), “Industrial Symbiosis: Building on Kalundborg’s waste management experience”, Renewable Energy Focus, Vol. 17, Issue 1, Pag. 25-27
Ayres R.U., Ayres W. L., (2002), “A handbook of industrial ecology”, Edward Elgar Publishing, Cheltenham, 2002
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